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Pd Subiaco - Lettera a sostegno delle riforme e dell'Unità


Al Presidente del Consiglio e Segretario nazionale del Partito Democratico, Matteo Renzi, Al Segretario regionale, on. Fabio Melilli, Al Segretario provinciale, dott. Rocco Maugliani

Ai Senatori e Deputati eletti nel Lazio, convinti della necessità e dell'urgenza di non abbandonare lo spirito riformatore di questa legislatura, inviamo un breve contributo al dibatto scaturito a seguito della lettera che il Segretario, nonchè Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha inviato ai circoli territoriali del Partito Democratico. La delicata fase che il nostro Partito sta affrontando non può prevalere sulle ragioni, ben più forti, che ci uniscono. Tutti insieme si può! Per non smarrire il senso… Questa legislatura è nata sotto il segno dell’eccezionalità. Le elezioni del 2013 non hanno consegnato al Paese un chiaro vincitore in grado di assumersi la responsabilità di governare. Un governo si è formato soltanto a seguito della rielezione alla carica di capo dello Stato di Giorgio Napolitano. Nel suo discorso di insediamento dinanzi alle Camere, Napolitano ha usato toni perentori, ricordando, una volta di più, a tutte le forze le politiche che il drammatico stallo post elettorale delle Istituzioni costituiva la naturale conseguenza di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità. Nonostante avesse dichiarato di preferire la normalità, la continuità istituzionale, anche per ovvie ragioni anagrafiche, Napolitano seppe assumersi le proprie responsabilità, a patto che la legislatura da eccezionale si trasformasse in costituente. Di qui l'impegno serio a fare le riforme, e tra le più urgenti Napolitano indicò proprio la riforma elettorale, definendo imperdonabile la mancata riforma della legge elettorale del 2005. E’ proprio la riforma della legge elettorale che oggi ci pone dinanzi ad uno dei tornanti più complessi della vita parlamentare. D’altronde non può essere diversamente, dato che con la legge elettorale si scrivono le regole della democrazia. Regole che vanno scritte con il consenso più ampio, il più ampio possibile. Da quando il c.d. Italicum ha iniziato il suo iter parlamentare molti correttivi sono stati apportati. E ciò è stato possibile grazie all’ascolto reciproco, alla ricerca della migliore soluzione praticabile. Sono stati valorizzati i contributi di tutte quelle forze politiche che insieme con il Partito democratico hanno deciso di assumersi la responsabilità di dare una nuova legge elettorale al Paese, al fine di scongiurare il ripetersi di quanto accaduto soltanto due anni fa, e nelle legislature passate, caratterizzate da una sostanziale ingovernabilità, che ha generato molta disaffezione e molto distacco da parte dei cittadini verso la politica e gli organi democratici del nostro Paese. È grazie a quel paziente lavoro di ascolto che è stata ridotta al 3 per cento la soglia di accesso alla Camera ed è stata aumentata al 40 per cento la soglia per l’assegnazione del premio al vincitore. Premio che garantisce un numero di seggi alla Camera pari a 340. È grazie a quel paziente lavoro di ascolto che stato ridotto il numero dei c.d. “nominati” ed è stata data l’adeguata importanza ai rappresentanti eletti dai cittadini elettori con l’introduzione del meccanismo della doppia preferenza di genere. Tutto questo è stato possibile grazie alla convergenza non soltanto delle forze politiche che sostengono il Governo. Se poi, per ragioni che esulano dal merito della riforma elettorale, una di esse ha deciso incomprensibilmente di ritirarsi, il Partito democratico non può rinunciare, come altri hanno fatto, al dovere della responsabilità. Non è nel suo stile, non è nei suoi valori fondanti. Certo tutto è perfettibile, anche questa riforma. Ma che senso avrebbe ricominciare tutto daccapo? Finirebbero nuovamente per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi. Il Partito democratico più di ogni altra forza politica deve dimostrare adesso di saper essere quel partito riformista, responsabile, audace. In grado di affrontare le innumerevoli e difficoltose sfide che questi tempi ci consegnano. La crisi economica e occupazionale non è ancora superata. Rischiare di mettere in pericolo, non solo la riforma elettorale, ma addirittura la legislatura equivarrebbe a tradire noi stessi, e con noi gli ultimi due presidenti della Repubblica: Napolitano e Mattarella. Proprio Mattarella nel suo messaggio di commemorazione del settantesimo anniversario della Resistenza antifascista, ha auspicato che, nella libertà del confronto politico, si possano trovare convergenze finalizzate al bene comune. Quasi un invito a non sprecare tutto di nuovo, come troppe volte è stato fatto in passato. Il nostro partito vive attualmente una delle fasi più delicate della sua vita. Ma è proprio nei passaggi più difficili che abbiamo saputo dimostrare coesione e responsabilità. L’approvazione della legge elettorale è una vittoria di tutti, e non soltanto di una parte del Partito democratico. La sua bocciatura, al contrario, genererebbe ferite irrimediabili, significherebbe dare ulteriore voce al populismo, che nel nostro Paese, nel nostro Parlamento, urla più forte che nel resto d’Europa. Significherebbe precipitare nuovamente il Paese nel caos, con tutte le conseguenze in termini di credibilità e fiducia che ciò comporta. Pur con tutte le nostre difficoltà, diversità di vedute, comprensibili scontri, restiamo l’unica forza autenticamente democratica del nostro Paese. Per non smarrire il senso dei nostri ideali, dei nostri valori dimostriamo di essere all’altezza delle sfide. Hic Rhodus, hic salta!

I sottoscritti componenti del del direttivo del Circolo del Partito Democratico di Subiaco (Rm)

Enrico Panzini Antonella Federici Luca Pannunzi Silvia Mercuri Emiliano Di Pasquali Antonella Di Pasquali Marcello Ottavino


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